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IL PERCORSO ARTISTICO DI EMILIO SCHERER PUÒ ESSERE RIPERCORSO NELLA VISITA DELLA CITTADINA BOSANA E DI ALTRI PAESI DELLA PLANARGIA

Emilio Scherer nacque a Parma nel 1945 e morì a Bosa nel 1924. Giunse nella cittadina bosana quasi per caso, quando il clima culturale della stessa era tra i più vivi della Sardegna e rappresentò per Bosa un episodio complesso e straordinario, tanto che la sua opera e la sua figura, a cavallo fra Ottocento e Novecento, divennero centrali nella vita cittadina.
Formatosi a Parma, soprattutto in ambito scenografico, dal 1872 si trasferirà a Napoli per raggiungere il maestro Domenico Morelli dal quale erediterà le innovazioni del genere storico, lontano da presupposti romantici e l’impronta orientalista, diffusa all’epoca, che approfondirà con il successivo soggiorno a Tunisi dal 1879.

La presenza del pittore in Sardegna ed a Bosa è testimoniata in diversi monumenti.
La sua opera in Sardegna è attestata dal 1875, datazione ricavata da un dipinto realizzato per la basilica di Cuglieri; di poco successiva sarebbe, invece, la partecipazione alla decorazione pittorica di Palazzo Corrias-Carta ad Oristano attribuitagli grazie al rinvenimento di una figura allegorica riconducibile iconograficamente ad un’altra dipinta tra gli spicchi della rotonda.

Nella cittadina bosana la sua presenza è testimoniata dal notevole contributo che diede con i lavori svolti e terminati nel 1877, nella Cattedrale dell’Immacolata, opera molto amata e guardata dalla popolazione che ne rimase fortemente impressionata. Tra i suoi lavori ricordiamo la decorazione del catino absidale della cattedrale di Bosa, con l’Apparizione della Purissima e i patroni Emilio e Priamo sovrastanti la città, la quale risente particolarmente della ricerca estetica del Morelli e di un impianto altamente scenografico. Tra le diverse riproduzioni ricordiamo il Paradiso Dantesco nella cupola; il Giardino luminoso dei Santi e Sante, e dei personaggi più celebri dell’Antico e Nuovo Testamento. Le sue opere sono visibili anche nella Chiesa di Santa Croce e nel Seminario.

Terminato il primo ciclo dei lavori bosani, Emilio Scherer partì per la Tunisia. Il gusto esotico promosso dalla cultura coloniale stimolò la ricerca di luce e colore e offrì una varietà di soggetti nuovi. Fu costretto a lasciare la Tunisia nel 1887, in seguito alla rottura dei rapporti con la Francia e la successiva conquista del territorio, e rientrò a Bosa.
In tale periodo il maestro, compiute già le opere sulle quali poggiava la sua notorietà, vive la fase matura del proprio lavoro, esteso, più che sul piano pittorico “da cavalletto”, nell’impegno di decoratore su vasta scala di molte architetture nella Planargia e oltre (Cuglieri, Tresnuraghes, Borore, Seneghe). Lavori che nel tempo avevano ridisegnato il volto interno dei massimi edifici di Bosa, sia laici (Municipio,Teatro), sia religiosi (cattedrale dell’Immacolata, chiese di Santa Croce e di Stella Maris, vescovado), oltre alle numerose residenze private.
Di ritorno nella cittadina del Temo fece alcuni ritratti su commissione e dal 1888 al 1889 lavorò nella chiesa parrocchiale di Tresnuraghes, cittadina a pochi km da Bosa. Nel 1890 dipinse due grandi tele per le pareti laterali del presbiterio di Santa Maria del Mare a Bosa Marina, dove la ricerca luministica, immancabilmente influenzata dalle suggestioni africane, diverrà calda e corposa. Nel 1893 decorò la Basilica di S. Maria della Neve a Cuglieri. Notevoli anche i suoi lavori laici, infatti tra l’Ottocento e il Novecento decorò alcuni tra i più bei palazzi cittadini, e tra questi il palazzo Muroni, oggi conosciuto come Palazzo Pischedda.

Scherer, manipolatore di immagini e colori in una terra che non aveva mai conosciuto prima la figura dell’artista, esercitò sui bosani e su altri artisti il fascino dell’esotico, della diversità concretizzatasi nello “straniero”. Biondo, garibaldino, depositario di esperienze napoletane e nord africane, da subito aderente alla locale Società Operaia di Mutuo Soccorso (organo fortemente politicizzato), l’artista parmense, dopo il suo definitivo ritorno dall’Africa, si era immerso appieno, da intellettuale gaudente, nel clima di una Bosa in rinnovata espansione all’indomani dell’Unità italiana. Attorno a lui si era stretta una cerchia di intellettuali. Bosa, città storica della Sardegna diventava, anche per l’intervento di Scherer, città italiana: una delle cento città d’Italia.

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